Fabrizio Luglio – … senza disturbare

Primo disco solista di Fabrizio Luglio dopo svariate esperienze con formazioni diverse ed in particolar modo con gli Incommunicado.

Senza disturbare si apre con Bordeaux Quay, pezzo che da un punto di vista del testo incrocia i ricordi di un viaggio”
Seduto da solo in un porto dei mari del nord”, con la passione di un amore svanito “vieni ancora vieni profumo di ieri rivivi”, però con la prospettiva di una speranza di riviverlo, questo amore “il mondo ha nuovi occhi oggi e il cuore batterà per queste scie sul mare e il viaggio verso te”.

Primo disco solista di Fabrizio Luglio
Primo disco solista di Fabrizio Luglio- (bluradioveneto.it)

Musicalmente il delizioso arpeggio iniziale è frutto dell’abilità di Christian Zezza che colora con il suo tocco magico la ballad che trasuda di pop. Il synth di Marco Anderlini il basso presente ma mai invasivo di Alberto Sandri, e le percussioni mitigate e discrete di Paolo Bonito, creano il substrato melodico con il quale il modulare vocale di Fabrizio Luglio si integra perfettamente.

La seconda traccia, Il viaggio più lungo, è anche il singolo del disco. Protagonista del testo è un astronauta, con la voglia di esplorare ” Sognava di partire ormai da troppo tempo e se ne andò”. Guardò la luna dietro di un vetro e ci fa un lampo e decollò”,a anche con la nostalgia del pianeta della terra delle cose di tutti i giorni della normalità.

“Prova ad immaginarti a restare prova ad immaginarti a salire sui sentieri dietro la città o davanti al mare”.
Musicalmente decisamente più movimentato rispetto al brano iniziale. Grazie ad una bella introduzione alle percussioni di Paolo Bonita il brano diventa una sorta di rock’roll che trasuda di pop, pieno di fermate e riprese dispensate dal synth e dalle orchestrazioni di Marco, dai bagliori alla solista di Lorenzo Perini e da basso di Alberto Sandri. Fabrizio vocalmente si fa largo in maniera perfetta tra questi suoni chiudendo molto bene il cerchio della composizione.

Si passa poi alla title track Senza disturbare. E’ l’andare avanti superando gli ostacoli, ma con la propria forza di volontà del proprio atteggiamento senza patteggiamenti, senza arrecare danno agli altri”. Quanta forza serve ora qui per non gelare il cuore per restare ancora liberi e non lasciarsi andare”.

Musicalmente l’arpeggio alla acustica di Christian ed un suono di slide la trasforma in una sorta di ballad, che poi con il proseguo del pezzo prende vigore grazie al drumming limitatamente sostenuto di Paolo con lo stretto contatto del basso propulsivo di Alberto. Brano che diventa corale, e Fabrizio fa la sua degna figura alla voce, la comparsa finale delle evoluzioni alla elettrica solista di Lorenzo chiude degnamente il brano.

Sorprendimi, quarta traccia, vede l’amore come protagonista, è un amore fisico ma anche ideale o forse il tutto può essere ribaltato come l’attesa di un amore, la sorpresa dell’attesa: “Sorprendimi, come quando fuori piove e il sole non sa arrendersi come un bacio nella neve e i brividi come quando resti qui”.

Musicalmente è figlia degli anni 80 almeno nell’iniziale effetto sulle pelli gestito da Paolo. poi la calata lenta ma inesorabile del synth di Marco mette le ali a Fabrizio che prende le redini del pezzo.

La prima parte si allontana per lasciare il posto ad una seconda parte del brano decisamente pop, ma molto sostenuto ai limiti del rock, grazie alla chitarra elettrica solista di Lorenzo, poi tutto si calma e ritorna agli iniziali echi anni 80, un brano dalla costruzione molto interessante.

Le cose che ho è la quinta traccia del lavoro. Una serie di immagini che si susseguono come in una serie cinematografica, con l’io protagonista che si interroga in profondità “Senza sorridere ho imparato anche a perdere senza nascondermi ho imparato a stare qui”.

Musicalmente è collegata con Sorprendimi, ma con un vezzo ritmico più sostenuto, Paolo Bonita trascina il brano, voce compresa e Fabrizio non si tira affatto indietro. Eccoci arrivati alla sesta traccia un milione di anni. Un testo divertente e divertito, in cui si gioca con citazioni bibliche o “pseudobibliche” “E Davide la vide mentre si spogliava e mentre lentamente scendeva nelle acque chiare”, il tutto sulla figura della donna come icona planando dalla bibbia ai giorni nostri, con un pizzico di invidia mal celata per non essere riuscito a

“Lui ti portava da bere ed io glorificavo la pelle tua e non vedevo altro che te”. Questo divertissement è una sorta di reggae blues di indubbia qualità, musicalmente molto valido in cui le due fasi ritmiche del basso e della elettrica duettano in maniera perfetta in tutto coesi dagli arrangiamenti orchestrali e non di Marco che si diverte a creare una specie di percorso prog che il buon Fabrizio vecchio amante del non può che apprezzare.

Fermi ma vivi è la settima traccia , una drammatica splendida canzone d’amore figlia di una mancanza, figlia di una perdita, dio un amore sofferto, di un amore folle, di una passione che il tempo annulla “che siamo folli lo sapevo già che mi emoziona il suono del tuo nome che il tempo passerà e cancellerà questa nostra passione”. E’ una grandissima toccante ballad. La voce di Fabrizio è molto partecipe, ed il piano con cui duetta è suonato da Enrico Cipri quasi in maniera classica.

Quattro minuti e sedici di simbiosi, il tutto collegato dalle lente impercettibili linee sonore disegnate dal sinth di Marco Anderlini, bellissimo. Si arriva alla ottava traccia La tua stanza. E’ il rapporto di coppia, o meglio il vivere assieme, le variazione del vivere assieme nella stessa casa, in un quartiere al nord di Londra, da studenti, o meglio ancora le situazioni che capitano in una stanza da bagno, in una vasca da bagno, ma si tratta ovviamente di una metafora sulla difficoltà di un amore perduto, del ricordo amaro di un amore perduto: “Sono pronto a lasciare ogni vestito a terra dietro me e scalzo tornare nella vasca in cui parlavamo per ore”.

Da un punto strettamente musicale il brano è figlio dei Massive A. e la voce filtrata di Fabrizio rientra in questa ottica, poi il brano si sviluppa in maniera decisamente opposta, con fervore melodico quasi sanremese, grazie alle orchestrazione di Marco, poi il ritorno degli altri strumenti e la solista di Lorenzo, chiudono con buona qualità anche l’ultima traccia di questa nuovo percorso intrapreso da Fabrizio Luglio.

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