Nel 2025 ci sarà un aumento degli assegni pensionistici. Come si calcolano i nuovi importi? Ecco le regole per scoprire l’entità della maggiorazione.
Dal 2025 l’ammontare delle pensioni sarà maggiore grazie alla rivalutazione. La novità è che beneficeranno degli aumenti anche le prestazioni di importo elevato, superiore a 4 volte il trattamento minimo. Ogni anno, infatti, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, a seconda del tasso di inflazione rilevato dall’ISTAT, adegua le pensioni al costo della vita.
Fino allo scorso anno, per calcolare la rivalutazione, veniva applicata una perequazione al 100% del tasso di inflazione per le pensioni di importo non superiore a 4 volte il trattamento minimo. Per la cifra che superava tale limite, invece, si applicava la percentuale del 90%, per la quota compresa tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo, e del 75%, per la quota che superava di 5 volte il trattamento minimo.
La Legge di Bilancio 2023, però, ha modificato la modalità di determinazione della rivalutazione, introducendo dei limiti per gli assegni più ricchi. Ma dal 2025 la situazione dovrebbe cambiare. Di quanto aumenteranno le pensioni? Scopriamolo.
In base ai dati 2024 raccolti dal DEF, quest’anno l’inflazione ammonterà all’1,6%. Questo significa che, se si dovesse tornare alle vecchie regole per il calcolo della rivalutazione, gli aumenti varieranno a seconda dell’importo della pensione.
In particolare, per gli assegni fino a 4 volte il trattamento minimo (ossia 2.394,44 euro), la rivalutazione sarà al 100% del tasso, cioè del 1,6%. Per gli assegni tra le 4 e le 5 volte il minimo (ossia 2.993,05 euro), invece, la rivalutazione sarà al 90% del tasso, cioè 1,44%. Per gli assegni superiore a 5 volte il minimo, infine, la rivalutazione scenderà al 75%, ossia 1,2%. Per esempio, su una pensione di 1.000 euro, ci sarà un aumento di 16 euro lordi al mese, mentre su una di 2.600 euro, l’incremento sarà di circa 41 euro.
Se, invece, dovesse essere confermato il sistema introdotto dal Governo Meloni, la maggiorazione sarebbe più contenuta, perché per le pensioni superiori a 5 volte il minimo la percentuale di rivalutazione sarebbe pari al 53%. Si tratta, insomma, di una differenza ben evidente e, per tale motivo, i pensionati fremono per conoscere il metodo di calcolo che verrà utilizzato il prossimo anno.
Al momento, le indiscrezioni fanno sperare che si tornerà al vecchio strumento, ma non si esclude che si possa proseguire con le regole della riforma Meloni, anche perché con la prossima Legge di Bilancio si dovrà cercare di fare cassa e risanare una parte del debito pubblico.
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