Finalmente non sarai più costretto a leggere offese sui social: il chiarimento dell’esperta giurista incastra gli haters.
I canali social, purtroppo, si trasformano spesso nello strumento prediletto dei leoni da tastiera, che riversano parole al vetriolo contro utenti conosciuti e non. Purtroppo non sempre è possibile ottenere giustizia e chiunque è libero di scrivere quello che vuole ma fino ad un certo punto: scopriamo in che modo la legge italiana tutela chi è vittima di ingiurie.
Potrai sporgere denuncia anche se l’utente che offende pubblicamente non fa il tuo nome: vediamo che cosa prevede il codice penale, e quando le parole condivise online configurano un reato di diffamazione. Le offese sui social avranno vita breve: ecco la spiegazione dell’avvocato, che ha fatto luce sul modo per difendersi.
Offese sui social, quando le parole rappresentano un reato per diffamazione
Di certo ti sarà capitato, almeno una volta, di leggere online parole ingiuriose, destinate ad altri utenti, o magari a te stesso. La prima cosa che avrai pensato in una situazione simile è di sporgere denuncia ai danni dell’autore del commento negativo. In effetti le offese social possono rappresentare la circostanza di un reato di diffamazione, così come previsto dal codice penale, all’articolo 595.
Ma quando è passibile di denuncia qualcuno che ingiuria pubblicamente, e che cosa accade se costui non mette nero su bianco il nome della persona a cui ha rivolto le sue offese? A questa domanda ha risposto, di recente un noto avvocato italiano nella rubrica Consigli Legali del periodico DiPiù.
Maria Greco sulle pagine DiPiù ha risposto a una lettrice che si era interrogata sul tema e ha specificato che le offese che avvengono tramite Facebook, e più in generale tramite i canali social, anche se la persona che offende non fa in modo esplicito il nome dell’utente a cui sono rivolte le sue ingiurie, sono comunque passibili di denuncia.
In altre parole, la legge italiana stabilisce che il reato di diffamazione si configura quando la vittima è identificata ma anche quando semplicemente è possibile risalire alla sua identità, attraverso “il contesto delle espressioni”. Quindi la Corte di Cassazione ha considerato il grande danno che può essere provocato dalla natura stessa dei canali social.
Questo perché le parole offensive condivise online sono offese pubbliche, e ledono la reputazione della vittima. Conoscere i dettagli della legge può essere fondamentale per imparare a difendersi in modo legale da haters e leoni da tastiera.